Come riconoscere e combattere la depressione
- Dott.ssa Rosaria Pantano
- 11 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Sentirsi un po’ giù di morale, di tanto in tanto, fa parte della vita. Provare stati d’animo di tristezza o inflessioni del tono dell’umore è fisiologico per l’essere umano, soprattutto quando si affrontano circostanze o eventi particolari, anche quelli che nell’immaginario comune vengono concepiti come positivi (come la nascita di un figlio).
Se il senso di vuoto e disperazione persistono per un lungo periodo di tempo potrebbe trattarsi di depressione, una sindrome (ovvero un insieme di sintomi), che colpisce circa il 15% della popolazione mondiale, soprattutto nella fascia d’età 25-45 anni.
A differenza della temporanea tristezza, l’abbattimento dovuto alla depressione rende difficile affrontare la vita di tutti i giorni e ci fa perdere la capacità di provare piacere e soddisfazione per le cose un tempo apprezzate. La caratteristica principale dei sintomi depressivi è la pervasività.
Il malessere, infatti, interferisce con tutte le aree della vita di un individuo (affettiva, emotiva, familiare e lavorativa), compromettendone il funzionamento sociale e abbassando la qualità della vita di chi ne soffre e di chi gli sta vicino.
Il modo in cui la depressione si manifesta varia da persona a persona, ma è possibile individuare alcuni sintomi comuni.
Sensazione di tristezza persistente, umore depresso e sensazione di vuoto
Angoscia, disperazione, mancanza di speranza nel futuro, irritabilità e ansia
Mancanza di interesse o piacere per attività che prima davano un senso di soddisfazione e gratificazione
Aumento o diminuzione dell’appetito e quindi del peso corporeo in modo significativo
Difficoltà ad addormentarsi (insonnia) o costante desiderio di dormire (ipersonnia)
Mancanza o eccesso di energie, sensazione costante di fatica
Sensi di colpa continui e immotivati
Pensieri di morte o ideazione suicidaria
Senso di disperazione, visione pessimistica della vita
Spesso si ritiene che la depressione sia un semplice abbassamento dell’umore, invece bisogna tener presente che a caratterizzare la depressione è un insieme di sintomi che compromettono il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno. Ciascuno di noi può provare gli stessi sintomi in momenti di tristezza o sconforto, ma più questa condizione risulta essere intensa, frequente e persistente nel tempo, più è probabile che si cristallizzi nel tempo e che arrivi a condizionare in maniera preponderante la vita del soggetto e dei suoi cari, con il rischio di perpetuare i sintomi e di riorganizzare la vita familiare in funzione di questi.
Sentirsi depressi significa vedere il mondo come se si indossassero degli occhiali con lenti scure: tutto diventa grigio, opaco e difficile da affrontare, anche compiere le normali attività quotidiane come alzarsi dal letto, lavarsi, telefonare ad un amico, fare la spesa.
Sarebbe fondamentale riconoscere prima possibile i sintomi e non aspettare che la situazione si cristallizzi, diventando invalidante.
La tesi più accreditata è che la sindrome depressiva sia causata da una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Il modo in cui si affrontano i momenti di tristezza o di abbassamento del tono dell’umore, dovuti a eventi particolarmente stressanti della vita, varia da persona a persona e può dipendere da diversi fattori, quali la storia familiare, l’idea di se stessi e del mondo, le esperienze di vita, che rendono alcuni soggetti più vulnerabili di altri ai sintomi depressivi.
L’approccio psichiatrico e medico spiega la depressione soprattutto come uno squilibrio biochimico nel cervello e, in quanto tale, viene trattata con la terapia farmacologica.
Questi tipi di farmaci vanno a intervenire sulla serotonina, un neurotrasmettitore conosciuto come “ormone del buon umore”, tuttavia i benefici che si ottengono possono essere momentanei.
Sarebbe importante che il soggetto riuscisse ad indossare occhiali diversi e a vedere il mondo, se stesso e la sua storia da un’altra prospettiva, per questo sarebbe utile un sostegno psicologico che si accompagni, ove necessario, alla terapia farmacologica.
Bisognerebbe non sottovalutare i campanelli dall’arme: una tristezza e un’angoscia persistente; la mancanza di piacere o di volontà e richiedere il prima possibile di essere ascoltati, per evitare che i comportamenti dell’individuo e dei congiunti si cristallizzino “al servizio” dei sintomi.
Come già detto, non tutte le persone reagiscono agli eventi potenzialmente stressanti allo stesso modo. A volte anche un brutto voto a scuola o un litigio di coppia può scatenare situazioni di forte malessere, probabilmente perché accompagnati da altri disagi precedenti, magari sottovalutati o non individuati.
È importante che i familiari e/o gli amici tengano presente che la persona che sta vivendo dei sintomi depressivi non ha un controllo volontario su di essi, e che quindi è inutile fare leva sulla "buona volontà", tenendo presente che l’amore e l’affetto non riescono da soli a “guarire”, anzi il rischio è di farsi inglobare da questa condizione e di organizzare intorno ai sintomi depressivi la vita familiare.
Sarebbe auspicabile, piuttosto, riuscire ad ascoltare empaticamente, facendo capire al proprio congiunto o amico che si comprende il suo stato d’animo, e che sicuramente è possibile intervenire chiedendo l'aiuto di un professionista.
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